Pierre Gasly e un punto da cui ripartire

Pierre Gasly, pilota francese classe 1996 sta vivendo un periodo complicato in Formula 1 e il GP in Australia è solo l'ultima delle peripezie che il Circus gli ha riservato recentemente, ma forse anche la più dura.

Le corse fanno parte del DNA dei Gasly da varie generazioni, infatti oltre a Pierre anche il padre e il nonno correvano professionalmente e lui, sin da piccolo, militava tra kart e monoposto. Nel 2011 debutta in Formula 4 e inizia subito a mettersi in mostra tanto che nel 2013 entra nel programma giovani piloti Red Bull e nel 2015 ricopre il ruolo di pilota di riserva per la stessa squadra. Nel 2016 l'assenza di sedili in F1 lo porta in Giappone a correre in Super Formula dove manca la vittoria del campionato per mezzo punto. Ma è allora che la Toro Rosso (adesso AlphaTauri) gli offre un posto di prestigio per le ultime gare della stagione 2017, per poi confermare il suo sedile per la stagione successiva e quelle a venire. 

La scalata di Pierre Gasly è stata travagliata e per niente lineare. Nel 2019 viene chiamato in Red Bull al fianco di Max Verstappen, non un compagno semplice, soprattutto quando non hai feeling con la vettura. Per questo a metà campionato viene sostituito da Alexander Albon e torna in Toro Rosso per finire la stagione. Il francese avrebbe potuto abbattersi, rinunciare, accusare il colpo, ma gli anni a inseguire il suo sogno lo hanno temprato, tanto da portarlo a conquistare un secondo posto in Brasile proprio nel 2019, il primo podio in carriera, ma non l'ultimo. Perché Pierre nel 2020 vince il Gran Premio d'Italia a Monza a bordo della sua AlphaTauri. 

Il 2022 non è stato un anno semplice per lui che si è ritrovato spesso in fondo, tra una penalità e l'altra, arrivato persino a rischiare la sua superlicenza nell'ultima parte della stagione. 

In seguito al ritiro di Vettel, l'arrivo di Piastri e tutte le vicessitudini della silly season, Pierre non si fa scappare l'opportunità di occupare il sedile libero in Alpine. Nel 2023 cambia aria, firma con il team francese come lui, per gareggiare al fianco di Esteban Ocon, suo connazionale. Lontano dall'orbita Red Bull, in cerca di fiducia e soddisfazione, nella squadra che, lo sappiamo, era nel destino del grande amico Antoine Hubert scomparso troppo presto, ma sempre nei pensieri di Pierre. 

Siamo solo nella pausa tra la terza e la quarta gara, ma possiamo dire che la stagione di Gasly non è iniziata come sperava e si apettava. In Bahrain e in Arabia Saudita arriva nono, tutto sommato un inizio accettabile, ma è in Australia che il francese mostra tutto il suo valore anche se purtroppo non viene ripagato. Tra bandiere gialle, rosse e peripezie varie, Pierre si ritrova quinto alle spalle di Carlos Sainz fino al 54° di 58 giri. A quel punto Kevin Magnussen ha un incidente e la commissione di gara decide di interrompere la corsa e far ripartire tutti dalla griglia. L'auto di Pierre entra in collisione con il compagno di squadra Esteban Ocon ed entrambe le vetture finiscono fuori.

Non tutto sembra perso però, perché a causa di altri incidenti e un'invasione di pista, viene esposta un'altra bandierina rossa e la direzione di gara decide di eliminare l'ultima ripartenza e ritornare alle posizioni precedenti. Fantastico, no? Beh no. 

Tutte le auto ritornano alle posizioni precedenti, si corre per un unico giro dietro la Safety Car, Carlos Sainz si becca una penalità di 5 secondi che lo porta in 12° e ultima posizione ed entrambe le Alpine restano a mani vuote.

A prescindere da regole, tecnicismi e decisioni discutibili, questa è sicuramente una sconfitta difficile da digerire per vari fattori, ma come ha scritto Pierre stesso dopo la gara, avere un'auto che ti permette di lottare per una quinta posizione è un ottimo punto da cui ripartire

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