Farfalle o no, cosa stanno facendo le ginnaste della Ritmica?

Il termine "Farfalle" è stato attribuito alle atlete della nazionale italiana di ginnastica ritmica nell'agosto del 2004. Alessia Maurelli, capitano della squadra, ha scritto recentemente su instagram che le ginnaste hanno deciso di non identificarsi più con questo soprannome poiché il collegamento con abusi e violenze sarà ormai inevitabile. 

 

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di chiarire la situazione, come si è arrivati a ciò?
Mesi fa alcune ex atlete di ginnastica ritmica (e non) hanno denunciato e parlato liberamente riguardo ad abusi psicologici e fisici subiti una volta raggiunti gli alti livelli dello sport in questione. Emanuela Maccarini, storica direttrice tecnica della squadra, è stata deferita dalla Procura Federale della Federazione Ginnastica d’Italia in attesa di un processo nella quale si dovrà difendere da tutte queste accuse. Lei ha poi deciso di rilasciare un'intervista al Corriere della Sera in cui, in parole povere, sostiene che Anna Basta e Giulia Galtarossa, tra le prime ginnaste a denunciare, abbiano sporto denuncia contro il sistema e la società solo perché non sono riuscite a far parte della prima squadra e a partecipare alle olimpiadi. Aggiunge poi che se le Farfalle vincono da 20 anni vuol dire che lei qualcosa di buono l'avrà fatto, e come ciliegina sulla torta dice: "C’è una nuova sensibilità verso body shaming, bullismo, abusi, violenza verbale. E c’è chi ha ritenuto di farci un investimento". In sostanza affermando che questa sia cosa? Una strategia di marketing? Un tentativo di attirare l'attenzione? 

Inoltre, è molto importante dire che tutte le ginnaste della nazionale hanno sposato e repostato il messaggio della capitana sui propri profili social e che nessuna si è schierata a favore delle ex compagne che hanno denunciato gli abusi. La Maurelli ha inoltre scritto sui social che non è disposta a rilasciare dichiarazioni al momento, ma forse non si è resa conto che non serve. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, tutte le ginnaste della nazionale sembrano a supporto della direttrice tecnica, e di conseguenza contro Nina Corradini e le altre ex atlete precedentemente menzionate, tanto da aver organizzato ieri un flashmob a sostegno della Maccarini. 


Nel momento in cui le compagne di squadra arrivano a denunciare abusi psicologici e fisici subiti, che le hanno anche portate a sviluppare DCA e disturbi vari, era davvero importante spostare l'attenzione mediatica e non sul soprannome della squadra? Pensano davvero che qualunque nome sceglieranno permetterà loro di allontanarsi da "violenze e abusi che non rispecchia il nostro stesso ideale di libertà"? Cosa lo rispecchia? Il silenzio di fronte agli abusi?
Forse la scelta più giusta, se schierarsi con le vittime era troppo difficile, sarebbe stata quella di tacere e aspettare, lasciando alla giustizia il tempo di fare il suo corso. Qualunque cosa sia successa non intacca ne ridimensiona le grandi imprese compiute dalle atlete italiane, ma quello che stanno facendo adesso le ridimensiona sicuramente come esseri umani. 

Cosa ne pensate voi?

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