La FIA VIETA ai piloti di rilasciare dichiarazioni politiche senza previa autorizzazione

Sembra impossibile, eppure è così. Strano pensando che lo slogan di questo sport dovrebbe essere #WeRaceAsOne no?

Il campioanto 2022 di Formula 1 è finito da esattamente un mese e tra l'annuncio di un Team Principal e l'altro, la FIA (Fédération Internationale l'Automobile) sposta tutta l'attenzione mediatica su di sè per questioni, ancora una volta, negative. 

Sì, perchè è di oggi la notizia che dalla stagione 2023 ai piloti verrà impedito di esprimere o rilasciare qualunque tipo di dichiarazione politica senza previa autorizzazione

Negli anni siamo stati fortunati a vedere vari piloti metterci la faccia, scendere in pista sostenendo minoranze e lottando per i diritti fondamentali di ognuno. Tra i tanti gesti importanti ricordiamo tutte le volte in cui Lewis Hamilton e Sebastian Vettel hanno indossato i colori arcobaleno a favore dei diritti della comunità LGBTQ+ e quando quest'ultimo ne ha parlato ai microfoni della F1 durante il weekend di Ungheria 2021, paese in cui l'omosessualità è definita illegale. 

Come non menzionare i vari piloti che si sono schierati a favore del Black Lives Matter inginocchiandosi. 

E le diverse occasioni nella quale Sebastian Vettel ha indossato vari design dedicati al cambiamento climatico; mentre Lando Norris ha portato in pista un casco di sensibilizzazione alla salute mentale

E, per ultimo, ricordiamo bene quando a inizio stagione 2022 tutti i piloti in griglia hanno posato per una foto mostrando la scritta "No war" sulle loro maglie. Un gesto che non ha bisogno di spiegazioni.

Da oggi una dimostrazione così non sarà più possibile perché la FIA vieta "la diffusione e l'esibizione di dichiarazioni o commenti politici, religiosi e personali, in particolare in violazione del principio generale di neutralità promosso dalla FIA nel quadro dei suoi Statuti, a meno che non siano stati preventivamente approvati per iscritto dalla FIA per le gare internazionali, o dalla ASN competente per le gare nazionali nell'ambito della loro giurisdizione." e afferma che qualunque infrazione di tali regole verrà considerata una violazione del regolamento che comporterà, quindi, delle sanzioni.

Se i diritti fondamentali dell'essere umano sono definiti una "questione politica" allora tutto nel mondo rientra tra le dichiarazioni politiche. Lo fa un Mondiale di calcio disputato in un paese che non tutela donne e omosessuali, lo è la scelta di eliminare il GP della Russia dal calendario del 2022 e quella di impedire a ogni atleta Russo o Bielorusso di gareggiare in qualunque competizione a causa di una guerra che da quasi un anno colpisce l'Europa e il mondo. La speranza è che la decisione non sia definitiva, che i piloti si facciano sentire, e lottino contro un sistema che preferisce gareggiare in paesi limitati e limitanti, invece di lasciare liberi coloro che rendono questo sport quello che è. 

Stefano Domenicali, CEO della Formula 1, mesi fa disse: "La F1 aiuterà paesi come il Qatar e l'Arabia Saudita a progredire in materia di diritti umani", ma al momento sembra che siano questi paesi a influenzare la F1 verso la direzione opposta, sarà forse perchè, come disse Lewis Hamilton  in Australia nel 2020 "Cash is King"? 

La libertà di parola è un diritto fondamentale dell'essere umano che va esercitato anche e soprattutto in uno sport del calibro della Formula 1.



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